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Insieme con la sua famiglia Alice Aiudi ha tenacemente costruito il sogno di “tornare alla terra”, facendo della Locanda Montelippo un’eccellenza delle nostre colline. 

A Montelippo gli ospiti sono coccolati proprio come vecchi amici perché – sorride Alice – per noi è importante che qui tutti si sentano come in famiglia. Nel 2012 la Locanda Montelippo è stata la base del primo press tour della Dirce, che ha accolto i blogger Alex G. Raccuglia, Elena Fiorio e Stefano Paganini, Michela De Paola e Simone Pizzi; da allora Alice e la sua famiglia sono diventati per laDirce un importante punto di riferimento.

Protagonista a tutti gli effetti della ‘rinascita’ dell’agricoltura, Alice è titolare insieme con il fratello Andrea dell’Azienda agrituristica Montelippo di Capponello di Vallefoglia (ex Colbordolo), una delle più all’avanguardia nella nostra zona, che nel giro di pochi anni ha saputo guadagnarsi, oltre all’affezionata fiducia dei clienti, anche una serie di riconoscimenti che vanno dalla certificazione “Agriturismo Campagna Amica” di Coldiretti al “certificato di eccellenza” di TripAdvisor fino all’inserimento tra le Osterie d’Italia recensite da SlowFood.

Poco più che quarantenne Alice parla dell’impresa di famiglia come di un sogno realizzato. Dopo un passato nella ristorazione, insieme con i genitori Giuliano e Ivana e il fratello Andrea (lo chef), al termine di una ricerca durata qualche anno Alice ha acquistato nel 2004 l’antico “casino Montelippo”, che una targa sul cancello d’ingresso data al 1910 e che, dopo accurati restauri, nel 2011 ha accolto i primi clienti della “Locanda Montelippo”. Da sempre sognavo un’attività che potesse unire me e la mia famiglia, un mestiere da condividere con i miei famigliari e l’azienda agricola, alla quale poi in modo molto naturale si è aggiunto l’agriturismo, ha concretizzato questo mio desiderio. Certo, ognuno di noi ha i suoi spazi, dei quali è responsabile. Giuliano sovrintende infatti all’azienda agricola, Ivana segue l’amministrazione e Andrea porta in cucina la preziosa esperienza maturata in quindici anni di lavoro in Italia e all’estero, dove è stato executive chef di una prestigiosa catena alberghiera. Nell’azienda mi occupo in particolare dei piccoli frutti, una nostra specialità (lamponi, ribes, uva spina, more, fragoline di bosco, coltivati su un appezzamento di circa duemila metri quadrati), continua Alice, alla quale tra ristorante e locanda è affidata anche l’accoglienza degli ospiti, che a Montelippo si sentono proprio “come a casa”. Per noi questo aspetto è molto importante, sottolinea: sia per la cucina sia per l’alloggio facciamo di tutto per far sentire i clienti “in famiglia”. Chi entra a Montelippo, per una breve sosta nel corso di un viaggio di lavoro o per un più consistente soggiorno nella pace delle nostre colline, non può fare a meno di notare il grande tavolo ovale che troneggia nella prima sala della Locanda. Seduti a questo tavolo, con i clienti concordiamo i dettagli di un pranzo di nozze, offriamo ai nostri ospiti un caffè all’arrivo o con loro scambiamo due chiacchiere prima di salutarci. Il rapporto con i clienti è uno degli aspetti più piacevoli delle mie giornate, sorride Alice.

Molti gli italiani nel guest book di Montelippo (specie dalle grandi città, Milano, Roma…), così come gli europei (tedeschi e olandesi, soprattutto), ma non mancano persone provenienti da paesi più lontani, per esempio l’India. Si tratta in genere di clienti informati, che scelgono il nostro agriturismo anche per la qualità del cibo che offriamo, completamente tracciabile: a Montelippo, infatti, si può conoscere la storia di ogni singolo prodotto portato in tavola o trasformato in squisite marmellate, conserve, composte o succhi, acquistabili nel punto vendita aziendale adiacente alla Locanda. Tutto quello che serviamo è coltivato da noi; mio fratello crea i menu a seconda della stagione, e ciò che non utilizziamo a tavola viene trasformato. Grazie ai nostri cinquemila metri quadri di orto, che i nostri ospiti spesso visitano, siamo autosufficienti per le verdure, mentre alcune carni e i vini provengono da aziende del territorio che condividono i nostri valori. Nella vicina fattoria, lontano dalla zona urbana, gli Aiudi allevano soprattutto caprini per l’utilizzo diretto nella Locanda e animali da cortile quali galline, oche, faraone, conigli. Abbiamo anche un uliveto di un ettaro, suddiviso tra vari appezzamenti, aggiunge Alice.

Un’azienda agricola di tutto rispetto, fonte di grandi soddisfazioni ma che comporta un lavoro decisamente impegnativo: la terra è bassa, commenta Alice con un vecchio detto contadino, e non ha orari ma stagioni. Capita spesso che ragazzi in cerca di lavoro si avvicinino a noi, ma sono pochi quelli che restano, solo i più motivati, quelli che realmente amano la vita della campagna. Noi contadini dipendiamo dal clima, per la raccolta della frutta non c’è sabato né domenica… Tutt’al più ti può capitare di riposare nei giorni di pioggia, o in certe giornate d’inverno, e non tutti riescono a adeguarsi a certi ritmi, a certe modalità. Questo è un lavoro che puoi fare solo per passione.
Già, la passione. Quella che Alice ha ereditato dai nonni materni, Lena e Dino, presso i quali ha trascorso giorni indimenticabili della sua infanzia, nel podere di Fermignano, dove passava i fine settimana e le vacanze estive. I nonni avevano un orto di due ettari, e vendevano i loro prodotti nei mercati della zona, anche a Urbino, nella piazza delle Erbe. Della fattoria mi ricordo le camere da letto sopra la stalla: come in quasi tutte le case delle nostre campagne non c’era il riscaldamento, e la camera da letto si trovava sopra la stalla, l’ambiente più caldo della casa. Poi il grande camino della cucina, che a noi bambini sembrava addirittura enorme, le mucche, ma soprattutto mi resta nella mente un’immagine: le cassette di verdura tenute al fresco nell’acqua della fonte. Ricordi che Alice, insieme con la sua famiglia, ha trasfuso in una quotidianità scandita dai ritmi della terra ma anche dall’attenzione costante a migliorare la propria attività e, in prospettiva, a “incidere” sul proprio territorio. 
“Incidere” sull’economia ma soprattutto, vien fatto di pensare di fronte all’espressione sorridente di Alice, sulla qualità di vita del territorio. “Tornare alla terra” non è scelta per tutti, ma per tutti può essere quel rapporto diverso con il tempo che Alice sagacemente individua come uno degli snodi di questa sua ‘nuova’ vita. Guarda il tramonto, per esempio. Anche in questi tempi difficili ti torna l’idea di una volta, di prenderti dieci minuti per seguire il sole che cala dietro la collina. Ce l’hai lì, non devi uscire dalla fabbrica o dall’ufficio, per vederlo.

La storia di Alice, raccolta da Cristina Ortolani, è ripresa e aggiornata da “Promemoria”, n. 6 – aprile 2014

Locanda Montelippo

2 risposte

  1. bellissimo articolo e soprattutto veritiero….bravi bravi bravi…tutta la famiglia AIUDI!

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