“In cucina con laDirce”: dal link qui sotto puoi sfogliare online la rivista, nata dall’esperienza della Memoteca Pian del Bruscolo e di Un paese e cento storie, uno dei primi progetti di social eating in Italia. E se vuoi saperne di più su laDirce, leggi qui 🙂
In cucina con laDirce. Storie, luoghi, sapori
Due sono le esperienze da cui nasce “In cucina con la Dirce”. Due progetti nati nel 2005 e sviluppatisi parallelamente, tra i quali ci sono profonde affinità. Da un lato Un paese e cento storie, la festa con le cene in famiglia che negli anni ha saputo conquistarsi un pubblico affezionato, sempre più numeroso; dall’altro la ricerca sulla memoria del territorio tra Pesaro, la Romagna e il Montefeltro, avviata con la Memoteca Pian del Bruscolo e raccontata nella rivista semestrale “Promemoria”, di cui “In cucina con la Dirce” è – almeno per ora – supplemento.
Rivista in cucina e non di cucina. Tutt’altro che sofistica la distinzione riferisce di una realtà precisa, rimanda a un luogo e a una modalità di incontro fortunatamente ancora assai viva che, incurante degli apericena, dei brunch, dei dinner party, è apprezzata sempre più anche come possibilità di trasmissione di una cultura.
Ricorre su queste pagine il motto dell’edizione 2013 di Un paese e cento storie, “la cultura si mangia”. Un’idea forse non particolarmente originale, ampiamente discussa negli ultimi anni dopo l’inopportuna uscita di un ministro (che ebbe a dichiarare più o meno “la cultura non si mangia”), ma su cui è bene insistere anche nel piccolissimo di iniziative come le nostre. Il nostro paese non può infatti tardare ulteriormente a riappropriarsi delle proprie radici, e a farne strumento di crescita economica, per esempio attraverso una promozione del turismo incentrata sulla sostanza del made in Italy.
Tra memoria e sapori proviamo così a soffermare lo sguardo sui racconti condivisi intorno alla tavola, sulle storie contenute in ciò che mangiamo e beviamo, in una parola, sull’idea che, fuor di metafora, un territorio lo si possa davvero assaggiare, assaporare. E la nostra personalissima madeleine (doveroso in chiusura l’omaggio a Proust) è il ciambellone della nonna, inzuppato in una tazza di caffellatte, per colazione ma anche per cena, come i nostri vecchi facevano più spesso con due fette di pane.
Quanto alla “Dirce”, è la cuoca che orgogliosamente presenta in apertura i suoi manicaretti in forma di castello (una torta di pan di spagna al cioccolato, o di pasta margherita ricoperta di cioccolata, si è precisato negli anni), accompagnando sin dalla prima edizione Un paese e cento storie. È, come potrete leggere a pagina 6, il distillato di tutte le cuoche – e le nonne – dei nostri paesi, e sul suo vassoio c’è qualcosa di più di una torta: c’è la storia del nostro territorio e di chi l’ha costruito, le cento storie che con tutto il cuore offriamo ai lettori, agli ospiti della nostra cucina.
Grazie di cuore a chi ha voluto contribuire a queste pagine, dagli autori dei testi ai fotografi, in particolare a Lorenzo Di Loreto che insieme con altri suoi colleghi ha seguito passo passo Un paese e cento storie 2012 regalandoci un reportage intenso e pregnante. Grazie, infine, a chi da otto anni porta avanti Un paese e cento storie: amministratori, famiglie, associazioni senza dimenticare, naturalmente, gli innumerevoli ospiti accolti a cena in famiglia.
Buona lettura, dunque; o meglio, buon appetito.