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La Banda di Ginestreto

La musica dappertutto. Appunti sulla Banda di Ginestreto

Sai cos'è il genis? E la 'messa del sprofond'? Tra serio e faceto, parecchio faceto, le storie della Banda di Ginestreto, frazione di Pesaro.
Ginestreto - Pesaro (cartolina primi '900)
Ginestreto (Pesaro), il Borgo. Cartolina dei primi del ‘900 (editore Vittorio Stein, Venezia; raccolta privata, Pesaro)

Ginestreto, 5 Agosto 1900. Alcuni giovanotti del paese, da più mesi studiano musica, per l’impianto di un concertino e hanno già acquistato gli strumenti dalla premiata ditta De Toni di Verona. Speriamo che presto questi colli ameni possano echeggiare di qualche marcia brillante, o allegro ballabile (“La Provincia”, 12 Agosto 1900).

Nemmeno un anno dopo, il 12 Maggio 1901 la stampa ci informa che i bravi giovanotti del concerto si riuniscono quasi ogni sera per fare le prove, e hanno già un piccolo repertorio di suonate. Anche domenica passata sono stati chiamati alla frazione Chiusa [poco sotto Ginestreto, in direzione di Pesaro] nella cui chiesuola celebravasi la festa di Santa Eurosia protettrice delle campagne e, a quanto mi si riferisce, nota il corrispondente della “Provincia”, si sono disimpegnati discretamente. Peccato che manchi un maestro stabile. Speriamo che il Municipio vi provveda nell’anno venturo. E per far questo, non occorre dirlo, abbisognano denari, non chiacchiere (“La Provincia”, 12 Maggio 1901; la corrispondenza da Ginestreto è firmata Il Montanino)Già dal 2 Maggio i giovanotti hanno richiesto alla Giunta comunale di Ginestreto un sussidio di 30 Lire, che verrà approvato anche dal Consiglio il 17 Novembre (Archivio storico  comunale di Pesaro – d’ora in avanti ACP – , Registro delle delibere consigliari, 27 Maggio 1894 – Dicembre 1905, delibera del 17 Novembre 1901).

L’impegno dei musicofili dà i suoi frutti: il 18 Maggio 1902 il Concerto di Ginestreto si unisce alla locale Società Operaia in gita di piacere a Pozzo, con bandieraAvvenimento di una certa importanza, ribadisce non senza sussiego ancora “La Provincia”. Accompagnavano la Società il sindaco di Ginestreto, Cav. Mancini, il segretario comunale Astolfi e il presidente della Società Luca Mosca. Dopo la bicchierata e i brindisi di rito, seguiti da un applauditissimo discorso del maestro Poderi di Ginestreto [maestro elementare], il concerto diretto dall’egregio maestro sig. Pavoni eseguì scelti pezzi musicali. A ora tarda la Società Operaia fece ritorno a Ginestreto, acclamatissima, lasciando in noi graditissimo ricordo (“La Provincia”, 25 Maggio 1902).

L’egregio maestro sig. Pavoni: solo dieci giorni prima, superando ataviche diffidenze di campanile, il Consiglio comunale di Ginestreto aveva ratificato la nomina a maestro del Concerto cittadino del direttore della Banda del confinante castello di Sant’Angelo in Lizzola. Il quale ha già dato prove bastanti di zelo e capacità nel disimpegno del suo magistero, interessandosi grandemente al buon andamento e istruzione di questi filarmonici. Il compenso annuo di Pavoni, che tra i suoi ottimi requisiti annovera anche l’abilitazione a Maestro Compositore dell’Accademia Filarmonica di Bologna conseguita il 28 Aprile 1879, ammonta a Lire 400 (ACP, Registro delle delibere consigliari, 27 Maggio 1894 – Dicembre 1905, delibera dell’8 Maggio 1902).

Dotato di cotanto direttore, il Concerto di Ginestreto è finalmente pronto a diventare una presenza stabile nella vita del paese: nell’Aprile 1903 accompagna il corteo organizzato in occasione del trigesimo della morte del conte Federico Raffa-Spannocchi, marito della contessa Lucrezia (“La Provincia”, 26 Aprile 1904) e nell’Agosto ritroviamo i musicanti al funerale di Maria Marcolini Astolfi, sorella del Cav. Luigi Marcolini di Sant’Angelo in Lizzola (“L’Idea”, 15 Agosto 1903); il 27 Ottobre prende parte alla festa del Crocifisso, movimentata dai dispettucci dei socialisti di Sant’Angelo in Lizzola e di altri paesi (“L’Idea”, 27 Ottobre 1903) e, infine, nel pomeriggio del 22 Novembre, insieme con i colleghi di Sant’Angelo in Lizzola, i musicanti ginestretesi rallegrano la festa di Santa Cecilia con alcuni scelti pezzi, partecipando anche al banchetto serale (“L’Idea”, 28 Novembre 1903).

Gite e banchetti a parte, il Concerto non sembra in realtà passarsela benissimo: come milioni di connazionali, molti ginestresi sono partiti in cerca di lavoro, e il 18 Giugno 1905 il Consiglio comunale delibera in merito a una petizione con la quale il locale concerto chiede un abbuono di spese incontrate per l’intervento di diversi suonatori di Sant’Angelo in Lizzola, che in seguito a invito sono venuti a suonare nelle sortite d’obbligo di questo concerto che si trovava deficiente di suonatori in quanto emigrati all’estero in causa lavoro. Il consigliere Antonio Ridolfi propone una gratificazione di lire 25 facendo obbligo allo stesso concerto di verniciare i lettorini [i leggii] a sue spese avendo chiesto anche per questo titolo una gratificazione a questo Municipio (ACP, Registro delle delibere consigliari, 27 Maggio 1894 – Dicembre 1905, delibere del 18 Giugno e 24 Settembre 1905).

Nel Dicembre 1906 muore ancor giovane il sindaco di Ginestreto Luca Mosca, a poco più di un anno dalla sua elezione. L’evento desta grande commozione: ai funerali imponentissimi partecipano, oltre al Concerto, le rappresentanze delle più importanti Società operaie dei dintorni, che si aggiungono alle personalità del paese e agli oltre 100 coloni che seguono il feretro (“L’Idea ”, 8 Dicembre 1906).

 

Ginestreto, Giugno 1912. Si inaugura la bandiera della Società Cattolica Femminile di Mutuo Soccorso, ricamata dalle Maestre Pie dell’Addolorata. Man mano che le rappresentanze giungono viene loro offerto un vermouth d’onore. Alle 11 precise preceduto dal concerto cittadino il corteo s’avvia verso la chiesa arcipretale per la benedizione della nuova bandiera… si celebra la messa solenne accompagnata da buona musica della Schola cantorum diretta da D. Angelini [Don Nazzareno Angelini]. Ritornate le bandiere alla sede ha luogo il banchetto sociale egregiamente e con lusso servito in tre sale addobbate con serietà e gusto. (…) Il tempo che si è sempre mantenuto minaccioso alle 16 si rasserena e alle 16,30 si ordina nuovamente il corteo che, col concerto alla testa, si snoda in un largo giro per le vie del paese sostando sulla piazza del castello ove, da un apposito palco, fiancheggiato dalle bandiere, l’avv. Boccaccini [Amos Boccaccini, politico di ispirazione cattolica assai noto all’epoca] dice al numerosissimo uditorio un forte e brillante discorso rivendicando ai cattolici la sincerità del programma sociale in cui devano convenire anche gli avversari onesti. E’ spesso interrotto da applausi. La bella festa però non era ancora finita poiché il concerto cittadino eseguì nel piazzale del borgo uno scelto programma e quando le ombre avevano tutto ricoperto, la gente che animava le vie ammirò una ben riuscita illuminazione fantastica ed assistette alla accensione di fuochi artificiali (L’Idea”, 4 Giugno 1912).

Ginestreto, 11 settembre 1941. Il piccolo Antidio Corsini gioca a dirigere alcuni musicanti del Concerto di Ginestreto (raccolta Raffaella Corsini, Pesaro)

E così, tra un corteo funebre e una processione, tra un comizio e una festa da ballo, le note del Concerto, insieme con quelle della Schola cantorum, accompagnano Ginestreto fino agli anni della II guerra mondiale.

(Poniamo tra parentesi il triste fatto del 24 Settembre 1932 quando, ritornando da Pesaro sul camion che riportava a casa i musicanti dopo un servizioEgisto Tomassucci – Tino – in età di anni quarantuno e mesi quattro, per un improvviso scarto del camion, batté fortemente la testa in un palo del telegrafo e rimase subito morto sul posto [Ginestreto, Parrocchia di San Pietro in Rosis, Registro degli atti di morte 1894 – 1934, 27 Settembre 1932]Don Gugliemo Betti non annota sul Libro dei morti – come avrebbe potuto? – che di lì a poco si sarebbero verificati in paese fenomeni assai bizzarri, tali da indurre l’energico arciprete a ricorrere, dicono, persino a un sacerdote esorcista, con gran corredo di messe del sprofond – De profundisça va sans dire. Ma, appunto, questa è un’altra storia.)

Dopo le vicende belliche i bandisti si ritrovano: di nuovo, le voci di genis, clarini e grancassa si levano dalla sala dell’ex forno comunale (l’attuale scuola elementare), dove da sempre si svolgono le prove.

Provavamo il sabato sera, racconta Armando Galanti (1936), suonatore di clarino, musicante della banda di Ginestreto dall’età di dodici anni e, dal 1989, impegnato con il Complesso bandistico e l’Orchestra di fiati di Candelara di Pesaro. Prima della guerra eravamo una quarantina di elementi; poi chi era tornato dal fronte aveva provato a ricomporre il gruppo, era stata istituita anche una scuola di musica, e per un po’ abbiamo lavorato bene. Verso la fine degli anni Cinquanta era diventato sempre più difficile trovare i suonatori, il paese si stava spopolando… molti, da Ginestreto come dai paesi vicini, si trasferivano a Pesaro chiamati dal lavoro, e così le file della Banda si sono sempre più assottigliate. Mentre Armando prepara il caffè, sua moglie Nerina Gattoni, figlia di Anselmo, Guardia municipale e clarinettista anche lui (ma negli ultimi tempi si era adattato a suonare la grancassa, perché non la voleva nessuno), ci aiuta a riconoscere i bandisti di una foto di una cinquantina di anni fa, e a gara con il marito ricorda i maestri che si sono susseguiti alla guida del concerto. Tra i successori di Antonio Pavoni emergono, per il Dopoguerra, i nomi del M° Peroni da Novilara, di Orfeo Ricciarini (in seguito anche maestro della Banda di Candelara), Walter Ioni e, per ultimo, del M° Buscaglia.

 

Sulla scia delle note, i ricordi volano sempre più lontano, e dalla Banda arriviamo ai veglioni di prima del fronte, ai tiri che i ragazzi giocavano a Alfredo Corsini Bernér, suonatore di trombone, fino ad arrivare alle battute fulminanti di don Giovanni Gabucci, che a Ginestreto era di casa. Eh… don Gvan e la sorella Angelina, sorride Elvezia Baronciani Zaffini, anche lei ginestretese da sempre, mentre ritorna a quando, ragazza, si entusiasmava per gli allegri ballabili della Banda. Prima della guerra la banda suonava molto spesso per le feste religiose, quella del Corpus Dominiquando facevamo l’infiorata, per la fiera di Santa Lucia, quando arrivava la gente anche dai paesi vicini, e la sera poi si ballava; ma suonavano anche la mattina di Capodanno, passavano di casa in casa a fare gli auguri [la Pasquella, tradizione ancora viva in molti paesi della Romagna e delle Marche]. Era bello, il sabato sera, in paese sentivamo la musica dappertutto, dalle finestre del circolo. La musica dappertutto.

Ginestreto, la Banda nel 1960 circa
Ginestreto, 1960 circa. Da sinistra: (?) Cardellini (Burdón, piatti), Emilio Bacchiani (grancassa), Anteo Guerra (presidente del sodalizio, senza strumenti), Oliviero Pedini (tromba), Luigi Baiocchi, Carlo Falcioni (sassofono), dietro di lui, Anselmo Gattoni, Gino Benvenuti (seminascosto dallo spartito), Armando Galanti (clarino), Luigi Giunti (con il cappello), Gines Ugolini (genis), Mario Brunori e Colombo Corsini (clarino). La fotografia,è stata scattata probabilmente in occasione del centenario della morte della beata Elisabetta Renzi (1786-1859), fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie dell’Addolorata, presenti in paese almeno dal 1872 (raccolta Nerina Gattoni e Armando Galanti, Ginestreto, Pesaro)

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul numero 0 della rivista “Promemoria” (2010).

Le testimonianze di Elvezia Baronciani Zaffini, Nerina Gattoni e Armando Galanti sono state raccolte nel Febbraio 2010.

Per altre storie di Ginestreto puoi sfogliare il sito della Dirce.

L'inno della discordia

La banda di Ginestreto è, anche se indirettamente, toccata dal rovente clima politico che agita Pesaro e i suoi dintorni tra il 1903 e il 1907, negli anni della costituzione delle Leghe contadine. 
Nell’Ottobre 1903, durante la festa del Crocefisso alcuni intervenuti da Montelabbate si misero a richiedere al Concerto l’Inno dei lavoratori… la maggior parte del pubblico protestò vivamente, l’inno non fu eseguito, e i pochi dimostranti se ne tornarono con le pive nel sacco (“L’Idea”, 1° Novembre 1903)Pochi giorni dopo i socialisti di Sant’Angelo replicano:noi ci siamo recati a Ginestreto per divertirci… anzi noi stessi, mentre ritornavamo a casa, fummo colpiti a pochi passi dal paese da alcuni sassi lanciati da individui nascosti dietro la siepe (“Il Progresso”, 7 Novembre 1903 Da Montelabbate)Il 12 Dicembre “Il progresso” dà notizia della formazione del gruppo socialista tra i compagni di Sant’Angelo e quelli di Ginestreto, avvenuta sei giorni dopo la prima conferenza di propaganda socialista, tenuta dall’avvocato Faggi (“Il Progresso”, 12 Dicembre 1903).

Nel 1905 l’incidente occorso il 30 Gennaio al medico condotto Lorenzo Giovannini che, passando per la strada che dalla porta del paese mette al borgo [la ripida impietrata],scivolò e cadde riportando forte contusione a una spalla, offre all’”Idea” l’occasione per mettere il dito sulla negligenza del sindaco che, alto e grosso com’è non ha occhi per vedere queste sconcezze [le frequenti cadute della povera gente], né orecchi per sentire i continui lamenti della popolazione? (…) Giacché non c’è solo la strada da accomodare. Nella Valle e giù al piano la povera gente che non ha il vino da bere, beve l’acqua putrida, i bambini della scuola elementare muoiono dal freddo nella scuola sempre senza fuoco. E intanto il Municipio spreca quattrocento lire all’anno nella musica (dico spreca, perché all’estate, per una ragione o per l’altra, non si suona; all’inverno si balla solamente… dal freddo e dalla fame) e i passeggeri seguitano a sdrucciolare, i bambini a battere i denti a scuola!(“L’Idea”, 31 Gennaio 1905). Dalle colonne de “Il Progresso” devono levarsi parole indignate in difesa della banda, se il 19 Febbraio “L’idea” riprende: Signor corrispondente delProgresso… mi tirate fuori che io combatto la musica e mi gridate Evviva il concerto! Ma evviva cento volte! (“L’Idea”, 19 Febbraio 1905).

Quanto alle condizioni economiche del paese e delle campagne circostanti è utile citare una cronaca del 27 Maggio dello stesso anno, nella quale si segnala che, in occasione della festa della Madonna del Buon Consiglio, solennizzatasi nella Chiesa del signor Betti [San Paolino, situata a Villa Betti di Monteciccardo ma incorporata nella parrocchia di San Pietro in Rosis di Ginestreto], dopo il pranzo dato sabato a tutte le principali famiglie del paese, ripetutodomenica per tutti i parenti e amici del Betti, lunedì mattina fu distribuita a circa 600 poveri una buona elemosina consistente in pane, vino e 20 centesimi per ciascheduno(“L’Idea”, 27 Maggio 1905)Nell’Ottobre 1906 la stessa testata lamenta le carenti condizioni igieniche della scuola maschile (la scuola femminile manca, e le lezioni si svolgono presso l’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata; “L’Idea”, 13 Ottobre 1906). In compenso, si aggiunge una settimana dopo, il Comune ha deliberato la costruzione del nuovo fabbricato per gli uffici comunali e destinato il vecchio ad abitazione del medico(“L’Idea”, 20 Ottobre 1906)Restauri e nuove costruzioni sono in effetti tra gli argomenti maggiormente presenti nelle deliberazioni di questi anni, ove figurano spesso i restauri da effettuare in diversi punti del paese, dalle mura castellane sotto l’arcipretale, alla casa comunale uso forno, fino agli orinatoi (ACP, Registro delle delibere consigliari, 27 Maggio 1894 – Dicembre 1905, delibera del 18 Giugno 1905).

 

2 risposte

  1. Buongiorno, tra le sue ricerche ha trovato informazioni in merito alla provenienza della pala d’altre dedicata alla Madonna del Buon Consiglio conservata all’interno della chiesa del Signor Betti (chiesa di San Paolino) di Villa Betti?

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