"Testimoni"
L’introduzione al numero 2 della rivista
La testimonianza introduce una dimensione di linguaggio assente nella metafora dell’impronta, e cioè la parola del testimone che riferisce ciò che ha visto e chiede di essere creduto: l’impronta lasciata dal fatto è, in questo modo, il vedere vicariato dal dire e credere.
Paul Ricoeur, Ricordare, dimenticare, perdonare – L’enigma del passato (2004)
Può apparire inutilmente enfatica, ostinata fino all’ingenuità la scelta di identificare le “fonti orali” di “Promemoria” come Testimoni. Parliamo di memoria, e sembra lecito ricorrere alla categoria solo per eventi tragici: la Shoah, gli eccidi, il terrorismo – il Giorno della memoria, il Giorno del ricordo, i testimoni. Per la vita quotidiana si preferisce la più strutturata e consapevole narrazione autobiografica, mentre i ricercatori esperti in discipline etno-antropologiche articolano le domande in questionari per raggiungere l’oggettività, e poter disporre di carte e dati campionabili. Biblioteca vivente: l’esperienza versus la carta stampata suona meglio, ma perché costringerci a legittimare le voci attraverso un filtro, sia pure quello indiscutibile del nero su bianco? Una trasposizione, qualunque essa sia, certo non le rende più affidabili, più vicine al vero.
Questione di difficile risoluzione, avvincente e fondamentale. Ma non è questa la sede per porre il tema di un’epistemologia delle fonti.
Confortati da parole assai più autorevoli delle nostre continuiamo a offrire ricordi, testimonianze, tracce (impronte) di diversa origine e, forse, diverso ascolto, nella convinzione che davvero, anche per noi, il pane di ieri può essere buono domani.
“Promemoria” compie un anno, e la pagina dei ringraziamenti non basta a contenere tutti coloro i quali hanno ricordato, segnalato, raccontato, scrutato fotografie per aggiungere un nome, precisare un dettaglio, correggere un errore. Il raggio si amplia, il gioco è contagioso, le distanze – compresi gli abissi impalpabili degli usi, delle tradizioni famigliari, dell’educazione ricevuta – si dissolvono: dalla campagna alla città, dai borghi e castelli alla costa, mia nonna era la cugina della sua prozia; vedi il fattore nella foto, quello coi baffi? Sua sorella ha sposato il conte ***; Giuan, Pinén, la Batoca: personaggi che qui, con molto meno di sei gradi di separazione, possiamo quasi toccare con mano.
Grazie di nuovo a tutti loro; a chi, a seconda dei propri talenti, ha reso possibile questo numero della rivista e, ancora una volta, Buona lettura.
Cristina Ortolani
