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Sembra quasi che Fabio e l'Angela siano lì, sorridenti, lui con le sue mille storie di piante e animali, lei pronta a offrirti ristoro al profumo di sciroppo di rose. Un pomeriggio nella casa del Rio, al confine tra Marche e Romagna

La “casa del Rio” – la casa di Rio Salso dove visse a lungo lo scrittore Fabio Tombari con la moglie Angela e la loro figlia Maria – è uno dei luoghi più suggestivi che ho visitato nelle mie perlustrazioni sul territorio tra Pesaro, la Romagna e il Montefeltro. Ci sono entrata per la prima volta nel 2001 in occasione di un “compleanno” importante di Tombari e poi di nuovo nel 2011, per raccogliere informazioni in vista di un pezzo da pubblicare su “Promemoria“.

L’articolo è quindi apparso in rete sul blog Farememoria per approdare infine sul sito della Dirce, che di Farememoria eredita testi e immagini più significativi. In un certo senso è tornato a casa: in fondo laDirce deve qualcosa a quella cucina con il grande camino e forse anche alla figura di Angela, che non ho avuto modo di incontrare ma la cui personalità mi ha sempre molto incuriosita.

A distanza di anni dalla pubblicazione ho deciso di riproporlo anche qui perché è uno degli articoli più letti tra quelli che ho scritto, e forse non tutti voi mi seguono nelle mie peregrinazioni sul web 🙂

È un post un po’ lungo, scritto per la carta stampata e non per il web ma ho preferito non ritoccarlo per mantenere nelle parole l’emozione provata sette anni fa nel tornare in quelle stanze accompagnata da Dorino Generali, proprietario della casa insieme con il fratello Giorgio, e dell’incontro con la famiglia Generali che mi trattenne al Rio per un indimenticabile pomeriggio.

La casa è ancora lì, sulla Provinciale Feltresca, proprio al confine tra Marche e Romagna.Non ci sono più entrata ma  l’anno scorso l’ho aggiunta alla mappa della Dirce e ogni volta che passo di lì me la immagino (quasi la vedo) allegra, piena di vita, con Fabio immerso nelle sue storie marchignole mentre l’Angela offre agli ospiti il suo elisir di rose. “Ecco, questo è per voi. Accomodatevi, fermatevi a cena, insieme con gli amici”. Io accetto l’invito, e voi?

Fabio Tombari a Rio Salso

La casa del Rio

Rio Salso (Tavullia/Mondaino), aprile 2011. Una seggiola di legno si offre alla luce. La grossa catena che pende dal camino è pronta a ricevere il paiolo per la pasta. Lo smalto blu a cuori rossi dell’armadietto dietro la porta è vivido, come la pittura che fa capolino dall’intonaco scrostato, due stanze più in là.
Nessuno vi risiede più da molti anni ma certo non appare disabitata la casa del Rio. La natura entra dalle finestre, vince i mattoni affacciandosi dagli interstizi; foglie e fronde si fanno largo attraverso qualche vetro rotto ma sono gentili, quasi ricordassero a modo loro l’Angela, Fabio, la Maria, che piante, animali e pietre ascoltavano come le persone.

Questa è la sala dove scrivevano, questa la cucinaQui di sopra dormivano Fabio e l’Angela, questo era il regno dell’Emma e Gino: su quella parete c’era la libreria. Un camino in ogni stanza, oppure una stufa di coccio. Fabio è Fabio Tombari, l’Angela – Busetto – è sua moglieMaria loro figlia, Emma e Gino Ondedei i fedeli compagni di una vita, custodi della casa di Rio Salso dove la famiglia Tombari visse dagli anni Cinquanta del ‘900 fino alla fine degli anni ’80 (nato nel 1899, Fabio morì nel 1989).

Rio Salso - Casa Busetto-Tombari

Fellini a Rio Salso

Dorino Generali, insieme con il fratello Giorgio attuale proprietario della casa di via Pieggia e dei terreni circostanti, suddivisi per decreto della storia e per capriccio della natura tra i Comuni di Tavullia e Mondaino, ci accompagna a ritrovare uno dei luoghi più cari alla memoria di queste zone. Non c’è a Rio Salso quarantenne o giù di lì che non racconti d’aver fatto merenda con l’Angela (i compiti, anche), mentre della casa del Rio i più grandi ricordano soprattutto l’atmosfera brillante e ricca di stimoli – scrittori, artisti del cinema, pittori, il fior fiore della cultura, e venivano tutti a trovare Fabio e l’Angela. I nomi? Chi c’era dice Federico Fellini, Tonino Guerra, Sergio Zavoli, Luigi Santucci: impossibile citarli tutti, compresi gli amici più giovani, come il poeta Francesco Scarabicchi o il disegnatore e scrittore Alfredo Chiàppori (I nomi, ma l’elenco è senz’altro incompleto, sono quelli ricordati dai nostri testimoni ed emersi nel convegno Omaggio a Fabio Tombari, 1999). Intellettuali e persone semplici, dicono qui. E tutti portano nel cuore l’immagine sorridente di Fabio – così voleva esser chiamato – che, sole, pioggia o vento ogni giorno arrivava in cima alla collina per incontrare i ‘suoi’ alberi, salutare gli uccelli.

Dalle carte in nostro possesso risulta che la casa nella sua struttura attuale è stata costruita nella seconda metà dell’Ottocento e successivamente acquistata dal padre di Angela, Mario Busetto. La tradizione vuole che un tempo fosse adibita a stazione di Posta, anche se di questa notizia non abbiamo trovato riscontro nei documenti, precisa Giorgio Generali. Di origine veneta (gallina padovana, si definiva Angela con ironia di gentildonna campagnola), i Busetto arrivarono da queste parti all’inizio del ‘900: ancora oggi il nome della famiglia è legato all’imprenditoria agricola, settore nel quale ha lasciato un segno forte Ida Busetto (cugina di Angela – sottolinea Dorino), che dal 1953 condusse l’azienda di Montecalvo in Foglia fondata dal padre nel 1910.

Angela Busetto Tombari, il genius loci

Per più di quarant’anni siamo stati come una grande famigliaLiliana Ondedei è la moglie di Dorino, figlia di Emma Pagnoni e Gino. Sono nata a Pontevecchio, poco più su, ma sono cresciuta qui, insieme con Maria; mio padre lavorava per Mario Busetto e quando l’Angela e Fabio vennero ad abitare al Rio divenne custode della casa. Mia madre aiutava l’Angela in cucina e nelle faccende domestiche. Hanno vissuto insieme più d’una vita, sempre dandosi del ‘Lei’Nella proprietà di Rio Salso abitavano anche i contadini di Mario Busetto, Maria e Gigi Giamprini con i loro figli.
La famiglia Generali è originaria di Montecalvo in Foglia (Monte del Tesoro la località, ed evoca leggende vicine a quelle richiamate da Montelevecchie, oggi Belvedere Fogliense di Tavullia, sopra Rio Salso): il nonno materno di Dorino e Giorgio era Marco Ceccarelli, el tintor, (1876-1958), qui noto ancor oggi per le sue stampe a ruggine. Dopo una vita trascorsa tra i motori, dalle trebbiatrici alle auto ‘truccate’ per le Mille Miglia, Dorino è insieme con Giorgio da molti anni titolare di un autosalone nato dall’officina fondata dal padre Livio, situato proprio di fronte alla casa dei Busetto.

Papà era lo scrittore, l’artista, e mamma teneva i cordoni della borsa, ma mancando totalmente di razionalità, sembrava sempre che fossimo poveri malgrado la campagna e lo stipendio di papà. Sono cresciuta a pane e filosofia (Maria Tombari, gennaio 2001).

Rio Salso - Casa Tombari-Busetto, la cucina

Sciroppo di rose

L’Angela che corregge le bozze con teutonico zelo; l’Angela che amorevolmente organizza la giornata di Fabio e ne tiene la corrispondenza; l’Angela, che accompagna Fabio a riconoscere l’orizzonte della filosofia: non è qui il caso di tornare sull’apporto del raffinato ingegno di Angela Busettoall’opera del marito (testimoniato per esempio da Sandro Piscaglia in T come Tombari, Fabio, 2001).  Donna di gran carattere ed eleganza antica, Angela si era ritagliata al Rio la parte che più sentiva corrisponderle: per Fabio una vera e propria compagna, che alla letteratura affiancava (anteponeva?) la sapienza di chi conosce i fiori (le rose dell’Angela!), sa rammendare, intrecciare fili (lavorava sempre a maglia: maglioni, sì, ma anche vestiti, cravatte per Fabio) e, come vera castellana, conosce l’arte di guarire – non solo con le erbe, delle cui virtù era esperta.
Cucinava, anche, prosegue Liliana: da brava veneta il riso con le patate, poi le mele cotte, le marmellate. Certo, anche la pasta, le tagliatelle per esempio, ma quelle di solito le faceva mia madre. Il Venerdì qui al Rio da sempre c’è il mercato: lei comprava qualcosa in ogni bancarella: Tutti devono vivere, diceva.

Le sue specialità erano la cotognata, la limonata (una volta abbiamo anche allestito un chiosco per venderla lungo la strada, insieme con i figli della Maria!), ma soprattutto lo sciroppo di rose, che diluiva con acqua fredda per offrirlo agli ospiti, specie d’estate radunati all’ombra dell’ippocastano. Davvero le si illuminano gli occhi quando torna agli anni trascorsi con la Famiglia Tombari: Lucia Generali, figlia di Liliana e Dorino, è forse più di tutti qui al Rio fedele al ricordo di nonno Fabio e nonna Angela. A lei, cauta adolescente, il tempo ha riservato l’emozione di toccare con mano le parole dell’ultimo Tombari prima che fossero fissate nella pagina stampata, quasi a sbirciare nell’officina creativa del grande scrittore. Ormai anziani, nonno Fabio dettava all’Angela poi io, che all’epoca me la cavavo piuttosto bene con la macchina da scrivere, ricopiavo la prima bozza da inviare all’editore, sempre sotto la supervisione dell’Angela. Di solito lavoravano la mattina, guai a chi fiatava, quando scrivevano. Lucia, il cui nome è segnato sullo stipite della porta che misurava i progressi nella statura dei bimbi di casa insieme con quelli di Giovanni, Anna ed Elena, figli di Maria ed Ettore Puglisi, rivede di Fabio l’umorismo, l’impazienza nella curiosità, anche una certa ruvidità. Era una persona piuttosto appartata, come se dopo un po’ sentisse il bisogno di ritirarsi. Era l’Angela a intrattenere le persone (Angelotta, la chiamava lui), Maria, la loro figlia mancata qualche anno fa, ha ereditato questa sua infinita capacità di accoglienza.

Dopo pranzo si cantava l’opera, riprende Lucia riecheggiando una presenza forte tra le pagine tombariane; con la nonna Angela ho trascorso anche tante serate divertentissime davanti alla tv, un apparecchio piccolo che avevano nella sala del camino, a guardare Sandra e Raimondo, oppure le commedie di Macario.

L’Angela, vestita dei prediletti bianco, blu, azzurro, i suoi mobili smaltati di rosso. L’Angela col cerchietto a trattenere i capelli candidi. L’Angela, che – sorride ancora Liliana – non credeva ai microbi. L’Angela, la cui eredità più preziosa è in quelle bucce di mandarino il cui profumo saliva per la casa dalla stufa di coccio, nel presepe allestito dentro il camino, nella coppa lavadita che – probabilmente unica in tutta Rio Salso – passava tra i commensali a fine pasto. L’Angela, che non chiudeva le ultime lettere (alcune delle quali deliziosamente istoriate) senza un pensiero per gli abitanti del Rio. Un lascito di attenzione e di rispetto, quello dell’Angela, che risponde all’essenza della casa, e nel quale la pagina di Fabio si traduce tuttora in quotidiana verità.

Lui non andava mai a dormire senza aver guardato le stelle. La mattina, la prima cosa che faceva era camminare scalzo sull’erba, per prender vigore dalla rugiada (Lucia Generali, 2011).

La meridiana, incurante dell’ora legale, segna le quattro del pomeriggio. L’aria è fresca di Aprile. Anche le ragnatele restituiscono la luce, tra le pietre e i legni degli infissi.

Grazie ancora una volta alla Famiglia Generali per aver condiviso con noi i ricordi su Angela e Fabio

Il testo e le immagini sono apparsi per la prima volta su “Promemoria” n. 2

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