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Magica Gabicce - Il testo di Cristina Ortolani

“On the riviera”. Il San Bartolo di Silvano Magi tra agavi e wandissime

Con la sua opera grafica Silvano Magi ha contribuito in maniera determinante alla creazione di un'immagine di Gabicce di cui ancor oggi restano le tracce.

Le Pontiac e i cappelli Barbisio, pin-up dalle forme sinuose ed eleganti “sea nymph” in costume da bagno, solerti camerieri da rivista e vitelloni; agavi, balconi e finestre, danzatrici languide sotto la luna, “Capri”, Cordial Campari, “Notte di Venezia il profumo della donna moderna”. Transatlantici memori del Rex, velieri, aerei che solcano i cieli, levrieri, cavalli, cavalli alati e carrozze, treni. Il Piano Marshall e Doris Day anzi – attenzione alle sfumature – Gene Tierney: traboccano della vitalità di un’Italia protesa al futuro, immaginato nelle forme idilliache dell’american way of life, le pagine dell’album nel quale Silvano Magi ha composto il suo repertorio, attingendo in larga parte a riviste e altre stampe targate U.S.A. pescate chissà dove..

Un prontuario iconografico ma soprattutto il promemoria di un’atmosfera, di un set, di una visione: quasi una moodboard, diremmo oggi, per la (ri)costruzione di Gabicce, che in quel primo dopoguerra si apprestava a conquistare, lungo una riviera già decisamente orientata a un suo peculiare sviluppo turistico, la posizione ambita di “Capri dell’Adriatico”.

Pochi nell’album i riferimenti cronologici: i titoli dei film The emperor waltz / Il valzer dell’imperatore, diretto da Billy Wilder, uscito negli U.S.A. nel 1948, con Bing Crosby e Jean Arthur e On the riviera / Divertiamoci stanotte, con Danny Kaye e – appunto – Gene Tierney, diretto da Walter Lang, U.S.A. 1951; un’inserzione della VII “Mostra mercato dell’artigianato, piccole industrie ed agricoltura delle Marche”, Macerata, 1952; forte e inequivocabile, sulle stesse pagine, il segno di una spinta propulsiva dell’Italia giovane che sorride in tante foto di quegli anni, povera ma bella come le miss nei loro abiti da sera cuciti da mamme e zie. Un’iniezione di “fiducia”, la stessa da tanti invocata oggi quale prospettiva da ritrovare, nonostante tutto – ma questa è un’altra storia.

Ho accolto volentieri l’invito degli amici de “Il Fortino” a coordinare la mostra e il catalogo dedicati a Silvano Magi, ed è stato bello “entrare” nel suo studio in compagnia della moglie Marisa e della figlia Claudia, che pazientemente hanno aperto e commentato per noi cartelle, fogli, lettere e altri documenti, e che torno a ringraziare per l’accoglienza. Lo stesso Silvano ha fatto capolino (in sogno, ben inteso), per contribuire al recupero di una valigia di dépliant che si credevano perduti, consentendoci di ripercorrere dal primo schizzo alla stampa il proprio percorso creativo.

Proprio l’artigianalità del lavoro di Silvano, del lavoro del grafico in epoca pre-digitale, in realtà, è uno degli aspetti che maggiormente colpiscono scorrendo i materiali dell’archivio Magi. Centinaia e centinaia di sagome per lo spolvero, di figurine ritagliate e assemblate, di prove per il lettering destinate a insegne, menu, biglietti da visita, con i loro caratteri fluidi, perfettamente allineati (“quella volta non c’erano i Letraset” – le lettere trasferibili, ripeteva Silvano a Claudia, che del padre ha ereditato l’abilità grafica), fino ad arrivare ai collages con il “retino” (carta colorata trasparente e adesiva), la cui realizzazione richiede mano altrettanto precisa: una testimonianza di notevole capacità tecnica, oltre che di creatività innata.

“Come uscito da una tela di Cézanne, il paesaggio ti viene incontro morbidamente adagiato nel festoso amalgama d’una tavolozza. Il tramonto avvolge tutto in un tenue velo di vapori violetti, sfumati in un rosa carico che esplode in giallo oro verso il sole, contro striature bianche di nuvole”.
Difficile stabilirlo con certezza, vista la quasi totale assenza di date sui lavori di Silvano, per altri versi precisissimo nel documentare la propria opera; alcuni indizi temporali inducono però a pensare che le ispirate parole di Gilberto Veroli, pubblicate su uno smilzo annuario dell’Associazione Albergatori di Gabicce Mare, siano in più d’un punto debitrici alla visione di Silvano Magi, in particolare all’accordo giallo/blu-violetto-verde della tavola per “Sugomare”, ripreso anche nel dépliant per l’hotel Regina Berti. Per inciso, pensando a Cézanne è sin troppo facile (e forse un tantino esagerato, ma in fondo che male c’è) individuare nel San Bartolo la Sainte-Victoire di Silvano, o il corrispettivo al sapore di sale delle ninfee degli ultimi anni di Monet.

Come ricorda Claudia Magi nel suo intenso scritto che apre la mostra, Silvano è autodidatta. Al di là dell’album già citato non abbiamo documenti che raccontino la sua formazione: frequentò un istituto tecnico a Rimini, ma come per tanti della sua generazione gli studi furono frammentari, a causa della guerra. Sappiamo, e non solo dalla pirotecnica resa dell’insieme delle sue opere, della passione di Silvano per la rivista: la moglie Marisa ha confermato che “non ne perdeva una, al teatro Novelli di Rimini”, e il programma di sala di Ciao, fantasma!, una delle più rilevanti produzioni dei primi anni ’50, si è imposto da subito come inconfondibile modello, anche prima di scoprire, sulle pagine dell’album già citato, l’elegante flacone di Arpège di Lanvin, che con la sua scia accompagnava le apparizioni della Wandissima. La quale, si noti, era di casa a Gabicce Mare, dove spesso scendeva alla pensione Nicoletta, di proprietà di alcuni amici.

Debitore dei calendarietti da barbiere (conservati nella stessa cartellina in cui si trova il programma di Ciao, fantasma!), o di non meglio identificati, più “colti” modelli, il segno grafico di Silvano è comunque sempre supportato da un senso del colore sicuro e non privo di accenti originali. A ogni buon conto, segnaliamo che il manifesto di Mario Puppo Das Capri der Adria (1950), al quale fa riferimento Ferruccio Farina nella sua nota, occhieggia da una tra le tante fotografie di serate gabiccesi (cfr. pag. 35). Non sappiamo se Silvano fosse in sala ma non crediamo possa essergli sfuggito.

In chiusura, qualche parola sulla scelta e sulla datazione delle opere presentate. Una notevole percentuale dei lavori conservati da Magi che, a detta dei famigliari, in particolare negli ultimi anni di vita selezionò il materiale archiviandolo in cartelle dalla precisa scansione tematica e cronologica, è databile agli anni ’50, e documenta il periodo in cui Gabicce Mare definisce la propria immagine turistica e il “posizionamento” della propria offerta nel più ampio contesto della riviera romagnola.

Per certi versi, dunque, la mostra e questo volume seguono un ordinamento stabilito da Silvano, il quale ci accompagna lungo la storia recente del suo paese. Salvo rare eccezioni quasi tutte le immagini presentate provengono dall’archivio Magi: l’unica aggiunta significativa riguarda l’inserto sul Mississippi, luogo che ospita la mostra e che davvero, insieme con l’Eden Rock e altri locali della Gabicce anni ‘60 ha contribuito a segnare l’epoca di cui ci occupiamo.

Riguardo alle date, come anticipato sopra la scarsità di indicazioni sui disegni e anche su molti dei dépliant a stampa (pochi anche i lavori firmati) non ha consentito di fissare una cronologia rigorosa dei materiali presentati. Scarti di due o tre anni non pregiudicano la lettura complessiva dell’opera di Silvano, tutt’altro. Il suo sottile disegno su Gabicce, che dal settembre 2014 abbiamo imparato a dipanare, si è alla fine svelato, quasi come una graphic novel ante litteram, grazie al progetto per il concorso Venti dilettanti da lanciare, promosso nel 1956 dall’Azienda di Soggiorno di Cattolica. A conti fatti non dispiacerebbe forse a Silvano trovarsi nei panni distinti del direttore in frac, pronto all’apertura del sipario a orchestrare la vita della ‘sua’ Gabicce, al ritmo indiavolato di una jam session o assecondando la più distesa melodia di un’arpa.

Grazie, Silvano, e speriamo che il nostro lavoro ti piaccia almeno un po’.

Cristina Ortolani, luglio 2015

 

Magica Gabicce. Ospitalità e turismo a Gabicce Mare nell’opera di Silvano Magi (1930-2014)
un progetto de Il Fortino – Associazione culturale, Gabicce Mare
coordinamento editoriale, grafica, impaginazione Cristina Ortolani
nota introduttiva Ferruccio Farina
ricerche e testi Giovanna Mulazzani, Simonetta Bastianelli, Cristina Ortolani
collaborazione alle ricerche Associazione culturale “Il Fortino”

Magica Gabicce. Ospitalità e turismo a Gabicce Mare nell’opera di Silvano Magi (1930-2014)
Gabicce Mare, Mississippi, luglio-agosto 2015

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